LURRAK: il discorso delle nostre dott.sse sugli avanzamenti del Progetto di ricerca Mitofusina 2

Su gentile concessione del nostro Comitato di ricerca che ha base presso l’Università di Milano/Centro Dino Ferrari, riportiamo di seguito il discorso integrale delle nostre dott.sse Federica Rizzo e Monica Nizzardo riguardante l’ultimo aggiornamento sulla ricerca presentato durante la serata Lurrak.

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“Buona sera a tutti. Volevo ringraziarvi davvero di cuore a nome mio, della dott.ssa Nizzardo che è sta sera qui con me e dei professori Corti, Comi e Bresolin dell’Università degli studi di Milano per la bellissima serata che avete organizzato finalizzata a sostenere il “Progetto Mitofusina 2”. In breve cercherò un po’ di spiegarvi di cosa ci occupiamo in questo progetto di ricerca:

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La malattia oggetto di studio delle nostre ricerche è la malattia di Charcot Marie Tooth di tipo 2A, una malattia neuromuscolare molto rara dovuta a mutazioni della proteina MITOFUSINA 2 (MFN2), localizzata a livello del mitocondrio e molto importante per il funzionamento delle cellule del sistema nervoso, in particolare dei neuroni.

Poiché i sintomi sono comuni a molte altre malattie neuromuscolari ed il fenotipo clinico dei pazienti è molto variabile, è spesso difficile ottenere una diagnosi corretta in tempi brevi.

Ad oggi, non esiste nessuna cura e pochi sono i gruppi di ricerca che si occupano di questa patologia.

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La strada per arrivare ad una terapia traslabile in clinica è sicuramente molto lunga. E’ importante però considerare questo percorso non come una strada rettilinea, ma bensì come un percorso circolare, dove ogni tappa è sia un punto di partenza che un punto di arrivo.

A questo proposito, essenziale è lo studio della patologia per porre le basi per definire una terapia che deve essere inizialmente testata in sistemi più semplici come le cellule e poi più complessi come il modello murino fino ad arrivare al paziente. La traslazione clinica della terapia non deve però essere considerata solo come lo step finale di questo percorso perché è proprio dall’interazione con i pazienti, dalla conoscenza della loro storia clinica che si possono porre le basi per lo studio della patologia e quindi arrivare ad una terapia. Lungo questa strada, la collaborazione tra i pazienti, i medici e i ricercatori è essenziale per arrivare davvero ad una reale terapia per questi pazienti.

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In questo scenario si inserisce il nostro progetto di ricerca che è proprio finalizzato ad identificare una possibile terapia per la cura di questi pazienti.

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Diapositiva5Ad oggi, la terapia genica rappresenta una promettente strategia in quanto finalizzata a correggere la causa genetica alla base della malattia stessa.

Nel caso della CMT2A, non solo la mancanza del gene “sano”, ma anche la presenza della proteina MFN2 malata sono la causa stessa della patologia. In questa prospettiva, proponiamo un approccio combinato di spegnimento del gene MFN2 malato e di reintroduzione del gene MFN2 “sano”.

In particolare, ci proponiamo di valutare l’efficacia di questa strategia nei neuroni derivati dai pazienti e nel modello animale della patologia.

 

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I primi esperimenti che abbiamo condotto nei neuroni derivati dai pazienti e nel modello animale della patologia hanno dato risultati estremamenti soddisfacenti, confermando che il nostro metodo funziona. Abbiamo infatti osservato che IL TRATTAMENTO PROMUOVE IL SILENZIAMENTO DEL GENE MFN2 “MALATO” e L’ESPRESSIONE DEL GENE MFN2 “SANO”. Una volta verificato che il metodo funziona, lo step successivo forse quello più importante è proprio verificare se dopo il trattamento le cellule e il modello animale stanno meglio. Al momento sono in corso degli esperimenti , ma i primi risultati sono assolutamente soddisfacenti.

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Questo tipo di strategia sta dando risultati molto promettenti in trial clinici per la forma comune di Atrofia Muscolare Spinale (SMA), un’altra malattia neurosmuscolare infantile.  Ad oggi 15 pazienti sono stati trattati,  in vita e con una buona capacità motoria. L’approccio che ci proponiamo di utilizzare per la CMT2A è molto simile e questo ci fa sperare in buoni risultati.

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Qui vedete tutte le persone che lavorano al progetto anche grazie al vostro sostegno!”

 

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